Ho voluto ricostruire fedelmente uno squarcio della sala da pranzo di casa, il mobile, lo specchio, i quadri, la foto di nonno Giovanni, la vecchia tina di rame, il braciere trasformato in un porta piante, il mortaio di pietra, la vecchia natività del ‘700 napoletano tramandata di generazione in generazione, sistemata in una vecchia cassetta di legno (visto che la campana di vetro non c’èra più da molti decenni) ed io che aiutavo mio padre Cosmo a fare il Presepe. Mio padre lo iniziava l’ 8 dicembre, festa dell’ Immacolata e lo toglieva il 2 febbraio festa della Candelora. Era un presepe piuttosto grande costruito con tavole sovrapposte ed inclinate, la casa in quel periodo era piena di scatole dove ben incartate, dall’ anno prima se ne stavano tutte le statuine, ogni anno si aggiungeva, una casetta, qualche lucina , un pastore o qualche pecorella. Era un’atmosfera magica, di attesa, dove ogni gesto aveva un significato, anche il fumo della “fornacella” che arrostiva l’anguilla, il “ciocco di natale” dove a turno portavamo delle rimanenze della cena, era un rituale che non mancava mai. Poi Insieme a mio fratello e mia sorella pensavamo alla letterina, colorata di quei colori pastello ripassati con i brillantini, che il giorno di Natale avremmo messo sotto il piatto di papà e dove avremmo scritto: prometto di essere buono, di andare bene a scuola, di ubbidire alla mamma e al papà… ed anche un timido: mi piacerebbe ricevere …erano piccole cose che chiedevamo al nostro Gesù Bambino che con amore ci avrebbe lasciato sotto l’albero, il sacchetto con la frutta secca, l’arancia, il torrone del Papa, i mandarini, qualche dolcetto e se ci scappava anche qualche 500 lire.
I vestiti sono stati fatti da mia madre e mia sorella, utilizzando la stoffa dei pantaloni, della camicia, della maglia che mio padre portava realmente, le teste, mani e piedi in terracotta sono state realizzate da Franco Baranello.